Un duro alle Isole Solomon

Ho fatto le Isole Solomon in 12 giorni di crociera su di un grosso peschereccio, lo Spirit of Solomons, riadattato a nave per sub.
Le nostre guide sono Karin, una bella ragazza di Zurigo ed Elie un libanese cresciuto a Los Angeles. E' una simpatica coppia di sfaticati che da' il meglio di se solo a tavola ;-). Sott'acqua praticamente è come se non ci fossero. La Karin é l'esperta dei siti di immersione che disegna, con diligenza tutta svizzera, su di una lavagna prima dei briefing ma poi quando é il momento di immergerci non azzecca quasi mai il punto giusto di ingresso. L'Elie invece dirige l'immersione come un generale sul campo di battaglia. La sua posizione preferita é agganciato col "reef hook" alla scogliera, col gav un po' gonfio, intento a osservare il panorama circostante ;-).
L'equipaggio invece è molto professionale e non appena uno risale in superficie trova subito il tinnie (barchetta di alluminio con motore fuoribordo) che lo riporta alla nave. Anche il cibo è ottimo, molto pesce, tanta verdura, proprio come piace a me. Solo i dolci sono veramente vomitevoli ma non si può aver tutto. ;-)
Le Solomon sott'acqua.
L'arcipelago è molto vasto e per girarlo tutto ci vorrebbero mesi. Il percorso che abbiamo fatto aveva lo scopo di fornire una panoramica dei vari tipi di immersione possibili e cioè quelle oceaniche con forti correnti e fauna pelagica insieme con quelle lagunari più tranquille e caratterizzate da una vasta gamma di abitanti della barriera corallina. Sono previste anche visite ai villaggi i cui abitanti sono molto cordiali e spesso ci fanno visita per venderci i prodotti locali. L'acqua é sui 28° - 30°, anche in profondità, e si fanno 4 immersioni al giorno più la notturna, se uno ne ha voglia. Ne ho fatte parecchie, quasi tutte da solo, dato che i miei compagni, Karin ed Elie compresi, preferivano dedicare le serate ai drink ;-). Certo che starsene lì da soli, di notte, in una secca in mezzo al mare con la corrente che ti vuol portare chissadove…...sì, è roba da uomini duri ;-)). Va detto subito che dopo aver sentito parlare tanto bene delle Solomon, all'inizio si rimane un po' delusi. L'acqua é molto limpida e trasparente ma la barriera corallina non sembra una gran cosa. I pesci son sempre gli stessi e, almeno a prima vista, non c'é molta varietà di forme di vita. Anche gli squali e altri grossi abitanti del mare tipo mante ecc. sembrano rari se non introvabili. Solo dopo aver girato un po', col passare dei giorni, si comincia ad apprezzare le qualità delle Solomon. Anzitutto se si va abbastanza fondi gli incontri emozionanti sono assicurati. Poi anche a quote superficiali, imparando a cercar meglio, si scoprono molti soggetti strani e interessanti. Creature microscopiche che si annidano nei coralli soffici, veramente molto belli, nudibranchi dai colori sgargianti, tartarughe, pesci scorpione maestri di mimetismo, pesci ago fantasma ecc. Insomma queste isole non sono per il subacqueo distratto ma per quello che cerca con pazienza ed è anche disposto a rischiare, almeno un poco. Poi ci sono anche le cosidette muck dives cioè le immersioni nella spazzatura fatte in certe spiaggette a ridosso di qualche villaggio, che riservano gradite sorprese all'appassionato cercatore di soggetti macro come ad esempio questo splendido nudibranco. Infine vi è qualche bel sito pieno zeppo di barracuda e carangidi che in ceri punti formavano dei banchi fittissimi. Per concludere riporto qui di seguito alcuni episodi di "scuba vissuta" tanto per dare un'idea di come un uomo duro possa impiegare il proprio tempo alle Solomon ;-)
Una bella immersione.
L'immersione che ricordo con maggior piacere é quella fatta su di una secca isolata, al largo dell'Isola Florida. E' un pinnacolo (bummie) di estensioni molto limitate che si eleva dal fondo giungendo fin sui 18 - 20 metri e sulla cui sommità vi é un piccolo giardino fiorito, ricco di corallo e pesci variopinti. Il sito é denominato "Twin Tunnels" perché al centro del pianoro vi sono due tunnel verticali paralleli, attraverso i quali si scende, sbucando fuori da una apertura nella parete laterale, posta intorno ai 35 metri.
Quando ci immergiamo il mare é mosso ed io sono preparato a una di quelle discese lungo la cima dell'ancoraggio, sbattuti da tutti i lati da una violenta corrente. E invece appena sotto la superficie mi trovo veramente in un paesaggio incantato: l'acqua é un cristallo e non c'é un filo di corrente. Plano lentamente verso il basso ammirando il paesaggio sottostante con al centro l'ingresso dei due tunnel. L'acqua é talmente trasparente che già dall'alto si intravede il chiarore dell'uscita sul fondo. Continuo la lenta discesa infilandomi direttamente in un ingresso che è così ampio da permettermi comodamente di mantenere la posizione orizzontale. La parete si illumina di mille colori sotto la luce della lampada e come in un sogno sbuco fuori dalla parete a picco nel blu. Il profondimetro segna -36 e qui inizio la risalita.
  La parete esterna é molto ricca di vita: in un anfratto noto un pesce coccodrillo che se ne sta tranquillamente in attesa di chissacosa. Lo bombardo col flash ma costui non fa una piega. Giunto di nuovo sul pianoro superiore inizio una lenta passeggiata tra pesci multicolori, tutti in posa senza alcuna diffidenza davanti alla mia Nikon, avida di immagini. Vorrei poter rimaner li per ore ma dopo un po' la schiavitù dell'aria che sta per finire mi costringe a risalire.
Un sifone naturale.
Un giorno ho rischiato veramente di farmi male e solo il santo protettore degli uomini duri é riuscito ad evitare il peggio. Ci eravamo immersi a ridosso di un'isoletta battuta da un forte moto ondoso che creava dei frangenti su di una secca semisommersa posta di lato. Già sui 15 metri si percepiva nettamente il movimento sovrastante che ci faceva oscillare in su e in giù lungo la parete verticale. Siccome fuori pioveva e la visibilità era scarsa, io ho l'infelice idea di risalire verso la luce per vedere se mi riusciva di raccattare qualche buon soggetto Fotografico.
Beh non so come descriverlo ma ad un certo punto, ero sui 6 - 8 metri, fu come se una mano gigantesca mi avesse afferrato trascinandomi a velocità supersonica verso l'alto. Vedo con terrore la parete che scorre velocissima a pochi centimetri dal naso e penso: se incontro una roccia sporgente sono morto. Poi dopo aver fatto una capriola mi ritrovo in un turbine di schiuma bianca, senza poter veder nulla.
Non so che fare: prima sgonfio, poi cambio subito idea e rigonfio il gav e alla fine per un attimo, tra la schiuma ribollente intravedo l'isola. Mollo la macchina Fotografica che per fortuna tengo sempre assicurata al gav e aiutandomi con le braccia pinneggio freneticamente verso il mare aperto. Azzecco un'onda di riflusso e mi ritrovo come per miracolo in acque calme, il cuore che batte all'impazzata. Mi fermo a riprendere fiato e vedo in distanza Elie che mi fa segno di nuotare verso il largo, come se ci fosse bisogno di dirmelo.  Lo raggiungo con fatica: Elie ha assistito alla mia riemersione nel vortice ed è ancora più spaventato di me. Lo rassicuro spiegandogli che si era trattato di una normale esercitazione che noi uomini duri portiamo a termine periodicamente per temprare il nostro self control ma lui non sembra convinto e dice che sono un incosciente, aggiungendo altre considerazioni che preferisco non riferire ;-).
Ora mi sono calmato e cerco di capire cosa diavolo fosse successo. Guardo la zona dei frangenti e in un lampo mi rendo conto di come erano andate le cose. Nella scogliera semisommersa con la parete a picco si vedeva chiaramente una rientranza piuttosto ampia con le pareti inclinate, una specie di semi imbuto incassato nella roccia in cui l'acqua scorreva in senso verticale. Durante il riflusso l'imbuto si svuotava mentre all'arrivo dell'onda si riempiva pompando violentemente acqua dal basso. O più precisamente pompando l'acqua e il malcapitato sub che aveva avuto l'infelice idea di avvicinarsi all'ingresso di quella specie di sifone naturale. Ne ero uscito indenne perché le pareti erano lisce, limate da anni di quell'andirivieni di acqua. Poi, una volta in superficie, ero rimasto all'interno dell'orificio più largo in cui l'acqua rimaneva a livello un po’ più basso, impedendo così all'onda di scagliarmi al di sopra della scogliera con conseguenze facilmente immaginabili. Comunque anche ora che ci penso, mi viene la pelle d'oca. :-) Risaliti in barca faccio l'inventario dei danni: ho un lungo taglio alla mano che sanguina abbondantemente ma per il resto sono tutto intero e anche la macchina Fotografica é intatta.
Un incontro emozionante.
Durante tutta la crociera nella "lista del pesce del giorno" dei briefing che ci fa la Karin compaiono sempre gli squali. Squali che nessuno ha ancora visto e che tutti ormai si sono rassegnati a non vedere ;-). Una mattina si fa la prima immersione a ridosso di un'isoletta (Kicha Island) e come al solito viene annunciato l'incontro con gli illustri assenti. C'e' un punto detto "action point" in cui ci si dovrà piazzare per ammirare il via vai dei meravigliosi bestioni. Ci disponiamo diligentemente lì a circa -18 m. reggendoci a fatica contro la corrente ma di squali manco l'ombra. Dopo un po' la compagnia se ne va con la coda tra le gambe ma io decido di rimanere ancora un poco. Resto solo ma visto che il posto rimane ostinatamente deserto alla fine decido di andarmene anch'io. Memore delle raccomandazioni di evitare profondità da deco (la più vicina camera iperbarica è in Australia) pinneggio mantenendomi a quote limitate o almeno ritenute tali.;-)  L'acqua è limpida e luminosa e d'un tratto dietro una nuvola di pesci appare un bellissimo squalo martello. E' lungo suppergiù 3 metri, col corpo argenteo e affusolato, snello ed elegante. Rimango estasiato, cerco di inquadrarlo ma ho il grandangolare e il grosso pesce vi appare grande come una sardina. Pinneggio cautamente verso di lui che però, con mia grande delusione, si tiene un po’ alla larga e poi scivola via e scompare. Mi guardo intorno e vedo tre o quattro grossi squali. Penso: questa é la mia giornata fortunata, un hammerhead e tutti questi squali a quote superficiali, una vera rarità. Controllo il profondimetro, solo così per scrupolo, e fatico a credere ai miei occhi: sono a - 46 e l'aria comincia a scarseggiare. Accidenti come é facile rischiare di mettersi nei guai in questo mondo di fiaba che ti fa perdere la nozione del tempo e dello spazio! Inizio a risalire e dopo una lunga sosta sono di nuovo in superficie.

Ercolino (Giovanni Marola)
 

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